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L'euro forte non frena il turismo a Roma

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23 ottobre 2007


ROMA
L'euro forte non sembra per ora frenare il turismo a Roma, che quest'anno si avvia verso i 20 milioni di presenze negli alberghi contro i 18 milioni del 2006. Se il trend di crescita da gennaio a settembre di quest'anno (+10,1%) proseguirà anche nei prossimi mesi, il 2007 sarà ricordato come un anno d'oro per il turismo.
La domanda estera (oltre due terzi di quella complessiva) è volano del boom: +12,4% gli arrivi e +11,8% le presenze nel 2006 e crescita a doppia cifra anche nel 2007.Performance confermata anche dai dati dei Musei Vaticani. Da gennaio a settembre le visite sono state 3.407.549 contro le 3.373.398 dello stesso periodo 2006. Intanto non si fermano le mire dei grandi gruppi alberghieri sulla città: «È partendo da Roma - dice Wolfgang Neumann, presidente della divisione Europa e Asia della Hilton - che porteremo avanti l'ampliamento della nostra presenza in Italia». Restano alcuni nodi: dalla questione mobilità alle carenze sul fronte del turismo congressuale.
SUD
Tante buone intenzioni spesso non seguite da risultati. Si può sintetizzare così il giudizio delle parti sociali e di alcuni esperti economisti sull'azione delle Giunte delle cinque Regioni del Sud, giunte tutte (Sicilia esclusa) a metà del loro mandato. Ma, aldilà di questa sintesi e del fatto che restano ovunque irrisolti i problemi legati ai costi e all'efficacia del sistema sanitaro, le opinioni raccolte dal Sole-24 Ore Sud sono piuttosto variegate.
Il primo motivo di differenziazione è legato a particolari emergenze territoriali, anche non strettamente legate all'economia. L'esempio più importante è la questione dei rifiuti in Campania, che lascia un'ombra notevole sull'operato della Giunta Bassolino e oscura il buon lavoro che gli interpellati riconoscono al governatore nel campo dei trasporti e della logistica.
Tra i temi più squisitamente economici, si segnalano gli incentivi alle imprese, sentiti come problema ancora da risolvere dal mondo produttivo di Campania e Calabria. Quest'ultima regione condivide poi con la Puglia la richiesta di una maggiore concertazione avanzata dai sindacati. In Sicilia e Basilicata (regione colpita dalla crisi economica più grave degli ultimi vent'anni) prevale invece la preoccupazione per lo sviluppo che non arriva.
Alle Giunte sono stati rivolti anche alcuni apprezzamenti, soprattutto perché hanno perlomeno avviato a soluzione problemi che si trascinavano da tempo. È il caso della riforma dei consorzi industriali (affrontandone anche la situazione debitoria) avviata in Puglia e Basilicata e della riduzione degli Ato (Ambiti territoriali ottimali per la distribuzione idrica, l'energia e i rifiuti) annunciata in Sicilia. In ogni caso, siamo solo all'inizio di processi di cui le parti sociali vogliono vedere lo svolgimento effettivo prima di dare giudizi definitivi.
CENTRO-NORD
Politiche energetiche e infrastrutture sono i nodi che i governatori del Centro-Nord sono chiamati a sciogliere nella seconda metà dei propri mandati.
La Giunta dell'Emilia-Romagna sta procedendo verso la definitiva approvazione del Piano energetico ed è chiamata a uno sforzo di razionalizzazione sui sistemi di fiere e aeroporti.
In Toscana è proprio su questo punto che si concentra la critica degli industriali i quali pure, per bocca del presidente Sergio Ceccuzzi, parlano di giudizio positivo sull'impostazione del programma. Per quanto riguarda le categorie, se nelle Marche parlano di mancanza di concertazione, nelle altre regioni si dicono soddisfatte, ma chiedono più impegno sulla lotta alla burocrazia.
NORD-EST
È ancora il nodo delle grandi infrastrutture il principale problema che assilla l'economia nordestina. I giudizi del mondo imprenditoriale sullo stato di attuazione dei programmi dei "governatori" sono centrati su questo punto. Ma mentre per il Veneto la giunta guidata da Giancarlo Galan è giunta a metà mandato e quindi resta ancora molto da fare, per le Province Autonome di Trento e Bolzano e per la Regione a statuto speciale Friuli-Venezia Giulia sono prossime le elezioni.
La giunta Illy così come le giunte Dellai a Trento e Durnwalder a Bolzano raccolgono un ampio consenso da parte del mondo imprenditoriale, anche se permangono le critiche per gli eccessi burocratici e l'alto livello di spesa.
NORD-OVEST
Le idee spesso sono buone, ma i tempi di realizzazione restano lunghi, troppo lunghi. E il pericolo delle lungaggini legate alla burocrazia è sempre in agguato. Giunti a metà del loro mandato, le categorie economiche promuovono "con riserva" i governatori di Piemonte e Liguria, Mercedes Bresso e Claudio Burlando: il discorso vale, per esempio, per la ricerca e l'internazionalizzazione, due capitoli su cui il Piemonte ha investito molto, ma finora con risultati non eccellenti; discorso analogo per la Liguria, sulla quale pesa il macigno del deficit sanitario e al quale si deve il ricorso, discutibile, ai derivati. Rush finale, invece, in Valle d'Aosta, dove Luciano Caveri - al timone da due anni - si prepara agli ultimi sei mesi del suo mandato.

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